Riportare l’Anfiteatro romano di Cagliari al suo antico splendore.
Restaurarlo, ricostruire le sue parti mancanti, ripulire i sotterranei e via: aprire questo ben di Dio al pubblico.
Utopia o soluzione fattibile? Indubbiamente, la soluzione, sarebbe vantaggiosa.
Facciamo qualche esempio. Conoscete il fatturato che un simile monumento del passato offre ad una città come Roma?
Andiamo a scoprilo. L’Anfiteatro Flavio, meglio noto come Colosseo, nel solo 2013 ha accolto ben 5 milioni di visitatori paganti. Gli importi lordi parlano di € 39.657.672 nel 2013 e di un aumento di fatturato nel 2014, quando il monumento è stato visitato da ben 6.265.669 persone, confermandosi il sito più visitato in Italia (fonte in questo link).
Non sembri un’utopia parlare di restauro e ricostruzione per le parti mancanti di una simile opera.
Basti pensare che l’Arena di Verona, grazie ai sistematici restauri eseguiti fin dal 600, ma anche lo stesso Colosseo di Roma e così l’Anfiteatro romano tunisino di El Jem (Thysdrus in latino), sono stati ricostruiti, quasi tutti.
Queste bellissime opere sono state depredate dai loro blocchi rocciosi e usate come cave di pietra.
Una leggenda, racconta che i vari dominatori di turno costruirono le mura del Castello di Cagliari prelevando la pietra dal vicino Anfiteatro.
Di sicuro, nel 1800, una miriade di lettere raggiunsero gli amministratori della città supplicandoli di porre fine all’uso scellerato della sua roccia, per farne calce da costruzione.
L’ipotesi di mettere mano, una volte per tutte, sull’Anfiteatro romano di Cagliari, restaurandolo ma anche riproducendo le sue parti mancanti ovviamente con materiali idonei al contesto storico-archeologico e dunque ambientale del luogo, darebbe lustro e nuova linfa a questa preziosa testimonianza del passato. Cagliari ha la fortuna di possederla ma, diciamolo chiaramente, non ha l’ha mai valorizzata a dovere, quest’opera formidabile.
Sì, direbbero alcuni: è stata usata comunque per i concerti. Eppure mai, per la sua antichissima vocazione che non è esclusivamente legata alle lotte tra animali (venationes), all’uccisione dei condannati con svariati tipi di esecuzioni (noxii) e i combattimenti tra gladiatori (munera).
L’Anfiteatro di Cagliari è uno dei meglio conservati al mondo per le sue opere idrauliche scavate nella dura roccia. Per un complesso di sotterranei che potevano conservare milioni di litri d’acqua. Pochi conoscono questi mondi paralleli al nostro vivere.
Oggi, dissoltosi l’eco degli ultimi combattimenti tra gladiatori, svanita l’acqua, l’Anfiteatro potrebbe convivere con le esigenze della città che lo ospita. E dovrebbe farlo brillare come un diamante.
Chi ha detto che non potrebbe rivivere una nuova epopea?
In effetti non è mai stato sfruttato bene, neanche dopo una vetrina pubblicitaria offerta dalla trasmissione televisiva Voyager di Roberto Giacobbo (a proposito, ma quanto sarà costata?).
IL PROGETTO di ricostruire alcune, se non tutte le parti mancanti del “Colosseo” Cagliaritano, con la sua peculiarità di possedere una parte incavata nella roccia ed una parte, ormai scomparsa, in muratura, creerebbe un indotto pazzesco al capoluogo della Sardegna.
Sia in termini di immagine, offrendo ai turisti e ai Sardi una valida attrattiva di visita, che in termini turistico-occupazionali.
RICOSTRUIAMOLO. Per far ciò andrebbe ricostruito, con materiali armonici e compatibili con il compendio ambientale e archeologico, il grande frontespizio.
Era alto decine di metri e sorgeva sul fondo della Vallata di Palabanda, in prossimità dell’attuale muro di divisione con l’Orto Botanico.
C’è di più. Buttar giù il muro dell’Orto Botanico significherebbe raccordarlo all’Anfiteatro, e valorizzando un cunicolo sotterraneo che da li sbuca nel giardino dell’ex Casa di Riposo, passando sotto la via Sant’Ignazio, significherebbe condurre i visitatori in un complesso di caverne notevoli, raccordate nel vecchio Orto dei frati cappuccini. Sorvolando anche sulla possibilità di includere in questo percorso unico, anche la Villa di Tigellio.
E allora anche l’Unesco si occuperebbe di Cagliari…
Nel leggere in profondità com’è cambiato nei secoli l’antico Anfiteatro di Cagliari, significa capire com’è stato trattato. Tutt’altro che bene. Di sicuro si poteva fare di più. Molto di più.
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LE NOVITA‘. Di recente il Comune di Cagliari ha preannunciato un rimedio alla presenza della legnaia che, per lunghi anni, ha ricoperto il più antico teatro cagliaritano. La notizia è positiva.
Perché la legnaia verrà smontata e una volta riparati i segni lasciati dalle pesanti impalcature metalliche, visibili sulla roccia, il sole risplenderà sulle tracce di scavo realizzate duemila anni fa dagli antichi Romani.
In assenza dei gradini di legno, però, e dei cosiddetti “anelli” che accoglievano gli spettatori, l’Anfiteatro potrà contenere un numero di gran lunga inferiore di persone. Al massimo un migliaio, in occasione dei concerti.
Ma chi sarà il famoso artista che si esibirà nelle stagioni future e dinnanzi ad un pubblico così ridotto?
I CONCERTI. Big della musica come Battiato, Baglioni, De Gregori, Zucchero, ma anche gruppi musicali “esteri”, si esibiranno in questo contesto? Così, tanto per ragionare, la scelta di ridurre i posti a sedere in un Anfiteatro che all’origine, poteva contenere circa 10 mila spettatori, significherà pensarla in modo limitativo, non trovate?
Da qui una piccola provocazione che Sardegna Sotterranea avanza. Chiedendo il vostro aiuto.
Un vostro contributo in termini culturali, scriveteci e diteci la vostra a:
sardegnasotterranea@gmail.com.
Perché quel che oggi vediamo dell’Anfiteatro di Cagliari, legnaia a parte, è un mero rifacimento peraltro datato, fatto con pietre e cemento. Osservandolo bene, il rifacimento, è un piccolo obbrobrio messo in atto nel lontano passato. Ciò accadde in un periodo nel quale – era il secondo dopoguerra – non esistevano tecniche raffinate di restauro.
In assenza delle quali fu impiegato il grigio cemento con le pietre calcaree.
Altrove, anfiteatri semi-diroccati furono ricostruiti.
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CURIOSITA’
Nell’Anfiteatro romano di Cagliari, avete mai osservato, attentamente, l’ingresso delle gallerie ai lati dell’arena?
Dateci un’occhiata. Noterete la bellezza dell’arena pianeggiante, la sua bianca roccia calcarea e tutt’attorno i segni dei “restauri” con l’impiego di pietre e cemento frammisto a ghiaia.
La qualità della pietra usata per quel restauro, però, è ben diversa, anche per cromatismo, dalla roccia che si è salvata dalle distruzioni.
Oggi, quel che resta dell’Anfiteatro, è forse il 25% della struttura originaria.
Non sarebbe male, ad esempio, fare dell’Anfiteatro cagliaritano un luogo come Verona. Restaurandolo dunque per davvero. Ricostruendo le sue parti mancanti. Come l’imponente frontespizio posizionato davanti al muro di cinta del vicino Orto botanico.
Ricostruire l’Anfiteatro cagliaritano com’era all’origine significa usare le gradinate scavate nella roccia, e ricostruire, con la pietra, quelle mancanti fino alla sommità della collina. Che in realtà è una vallata: la Valle di Palabanda.
Ci vorrebbero tanti soldi, certo. L’obiettivo sarebbe raggiungibile anche con sottoscrizioni.
Un esempio? Con la creazione di una fondazione. Sottoponendo in fase iniziale il progetto alle competenti soprintendenze, creando un dialogo preliminare con le amministrazioni coinvolte. Sponsor privati o ad esempio istituti bancari, si farebbero vivi.
Se condividete questa idea per cortesia non esitate a scriverci a: sardegnasotterranea@gmail.com
Per saperne di più…
- Video 1 sui sotterranei dell’Anfiteatro di Cagliari
- Video 2 sotterranei Anfiteatro di Cagliari
- Anfiteatro di Sabatra
- Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere
- Anfiteatro tunisino
Ps. Dimenticavamo. Nel 1980 il Colosseo è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell’umanità dall’UNESCO, assieme a tutto il Centro storico di Roma, e nel 2007 il complesso, unico monumento europeo, è stato anche inserito fra le Nuove sette meraviglie del mondo, a seguito di un concorso organizzato da New Open World Corporation (NOWC). E allora, cosa aspettiamo a Cagliari?