Il marino al Poetto

L’ex marino al Poetto sorvegliato da guardie giurate armate e reticolati: eppure è un rudere

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La Colonia marina Dux a Cagliari, o se preferite chiamatela “Ospedale Marino“; insomma lui, lo storico “rudere”, è sotto chiave da tempo. Sorvegliatissimo! Circondato da alte reti e transenne ma non solo.

Di fronte a quello che un tempo era il suo portone d’ingresso troviamo infatti anche una guardia giurata. Un uomo armato, in divisa, che mattina e sera sorveglia l’edificio.

O meglio quel che di esso resta: un “rudere”, un imponente stabile a tre piani e che da “ex” espressione dell’ideale fascista, è poi divenuto Ospedale Marino ed ora, sempre là, tra l’acqua calma dello stagno, la sabbia che avanza e le onde del mare, sta cadendo a pezzi.

UNA GUARDIA GIURATA, sì. La notte cede il posto ad un collega che, a sua volta, passa la notte tra il gabbiotto costruito davanti all’edificio decadente e si incammina ogni mezz’ora in un giretto di ronda. Un po’ di ginnastica lavorativa, ci mancherebbe, utile alla nostra società. E chi paga tutto ciò? Gli abitanti della Sardegna, ovviamente.

Perché è “la Regione che ha attivato questo servizio di sorveglianza. Da circa un anno” aggiunge la guardia giurata. Che preferisce l’anonimato e precisa il perché: “sono in servizio“.

 

Il gabbiotto davanti al rudere

Il gabbiotto davanti al rudere

A pensare che a volere questo gigante in riva al mare fu Mussolini allorquando proprio lui, il Duce, generò le “Colonie di vacanza” per curare con l’aria salubre del mare quanti ne avevano una impellente necessità.

Ora però da curare è rimasto lui, l’ex Marino. Albergo, acquario, ostello, centro velico e del surf, casa di cura, centro di riabilitazione. Cos’altro?

Per il momento solo idee e proposte: l’ex ospedale è un rudere sulla spiaggia del Poetto e così rimarrà ancora a lungo. Con i suoi calcinacci, i pezzi d’amianto in frantumi, i suoi anditi pieni di sporcizia.

La Regione, proprietaria dell’edificio, potrebbe però decidere seriamente, superando gli intoppi burocratici (le modifiche del PUC, ad esempio) e in sinergia – si auspica – con la Soprintendenza, alla luce dei vincoli, dei ricorsi al Tar e delle sentenze del Consiglio di Stato, agire. Insomma decidere se continuare a sorvegliare giorno e notte questo stabile decadente. , oppure trasformarlo in un gioiello sul mare.

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A proposito. Sapete perché le guardie  sorvegliano questo stabile decadente? Anzitutto perché è divenuto una irresistibile attrattiva per sbandati e curiosoni. “Se qualcuno dovesse farsi male al suo interno – precisa la guardia – chiederebbe i danni alla Regione, poi c’è il rischio degli occupanti abusivi“. Sarà così?

Nel dubbio resta sempre lui, un rudere davanti al mare, a una nuova notte stellata. Resta un gabbiotto con appiccicato l’adesivo “COOPSERVICE” ed anche lei, la guardia. Che giustamente vigilerà per mandato su uno degli emblemi del nostro passato e delle incompiute di Sardegna.
Marcello Polastri

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