Ispezione nel sottosuolo di una città

Italia sotterranea: viaggio tra latitanti, banditi e boss mafiosi.

L’Italia sotterranea non è fatta di catacombe e siti d’arte per il grande pubblico o solamente per quello “di nicchia”, cioè ai cunicoli per gli esploratori esperti. Esiste una seconda Italia sotterranea, utilizzata non solo dai santi e dagli eroi come quella superficiale. Si tratta dell’Italia sotterranea amata da efferati criminali e fuorilegge. In questo breve viaggio scoprirete gli usi poco noti e poco corretti del nostro patrimonio ipogeico, con la speranza che l’atteggiamento delle istituzioni nei confronti dei nostri beni sotterranei, cambi al più presto in meglio…
 
 
 
L’ITALIA SOTTERRANEA DEI PROFANI E DEI PROFANATORI
 
 
di Marcello Polastri
 
 
 
Sotterranei d’Italia state attenti: poche persone, quasi nessuno pensa a voi, eccetto i banditi, i nacrotrafficanti insomma quanti, lontani da occhi indiscreti, cercano scampo dalle forze dell’ordine e usano il nostro patrimonio sotterraneo per finalità tutt’altro che nobili. Perchè esiste una seconda Italia sotterranea, fatta di percorsi segreti sconosciuti ai tour operator e sporchi come non mai. Un’Italia sotterranea usata da sapienti mani dove in tanti sanno ma, di fatto, nessuno interviene con tenacia per bonificare sotterranei usati come covo di sbandati, criminali e, talvolta, di adoratori dell’occulto (satanisti compresi).
 
A pensare che l’utilizzo poco consono dei sotterranei d’italia affonda nella storia. Non certo in quella dei carbonari e delle società segrete, ma va ben oltre, ancor più in profondità. E’ risaputo, ad esempio, che in alcune regioni del Belpaese, i banditi utilizzarono il sottosuolo per nascondere infreddolite ed impaurite prede che poi, come nei casi più recenti diffusi dalla stampa, di grotte e sotterranei non vorranno più sentir parlare.
Nelle montagne sarde è accaduto che qualche grotta-ovile usata dai pastori durante la transumanza, è divenuta il covo di latitanti e intraprendenti fuorilegge. Non a caso sono tante le caverne battezzate in dialetto sardo con il nome di efferati banditi: “Sa Grutta de marjani Ghiani“, nella barbagia tra Seulo e Seui, indica la “grotta del bandito Ghiani” che, soprannominato “la volpe” per la sua astuzia, era solito rintanarsi nei cunicoli del sottobosco. Ma questo accadeva tanti anni fa, e forse continuerà ad accadere.
Non sembri un’assurdità affermare che oggi c’è chi, sulla falsariga di un celebre film di Totò, utilizza i sotterranei delle città per compiere rapine. Nei primi anni ’70 Cagliari finirà nelle cronache nazionali per colpa di una banda di ladri che utilizzò una galleria sotterranea per sbucare dal pavimento di una gioielleria del centro.  Non ricordo se i ladri finirono in manette, ma quel rifugio, ancor oggi abbandonato sottoterra, è stato murato ed ora, al suo interno scorre la fogna.
 
 
A proposito di fogne: risale al mese scorso la rocambolesca fuga del Boss della camorra Giuseppe Setola, arrestato dai carabinieri del comando provinciale di Caserta a Mignano Montelungo.
Il boss dei Casalesi, all’arrivo dei militi, è sfuggito alla cattura attraverso le fogne del suo covo segreto, imboccando stretti cunicoli affollati di topi e di miasmi. Sulla botola che da una decadente casa di campagna adiacente una clina, consente l’accesso alle chilometriche fogne, c’era parcheggiata un’auto da spostare all’occorrenza. “È un gran momento per lo Stato” ha commentato all’Ansa il capo della Dda di Napoli, Franco Roberti che, di rientro da Roma, dice di aver provato, alla notizia, “una grande gioia, un grande senso di orgoglio, perché lo Stato ha funzionato, gli apparati di contrasto hanno funzionato”. “Grandissima soddisfazione” è stata espressa anche dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni.
 
Riflettendo sulla vicenda, cioè prendendo spunto dalla stessa e osservando il contesto nazionale, sorge spontaneo chiederci: perchè le forze dell’ordine non si avvalgono degli studi speleologici sulle realtà sotterranee d’Italia? Come mail Polizia e Carabinieri, per fare prevenzione traendo esempio dai fatti sopra citati, non si avvalgono di una mappatura del sottosuolo urbano, perllomeno delle “aree criminali a rischio”?
Sono tanti i potenziali covi di ladri e di criminali, i rifugi usati dai banditi come cassaforte per le lore prede.
C’è chi, consapevolmente in barba alla Costituzione e alle leggi che tutelano il nostro patrimonio sotterraneo, si muove cheto cheto sotto le nostre città. Perchè la storia insegna che la tutela e la conoscenza del patrimonio speleo-archeologico, arriva sempre dopo.

L’immagine delle ricerche tra i tombini delle fogne, utilizzate per la fuga dal Boss Setola, è tratta da: http://city.corriere.it/2009/01/13/

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