Ispezione nel sottosuolo di una città

Dalle cronache: microcariche esplosive arriveranno in Piazza d’Armi

 

Cagliari. Rasentano il ridicolo le dichiarazioni apparse sulla stampa: “lo studio del sottosuolo verrà completato esplosioni controllate che interesseranno anche i cortili privati“. Uno studio avviato dal Comune di Cagliari che, per studiare, sembrerebbe capace di distruggere la natura rocciosa con l’esplosivo! Lo sostiene l’Unione Sarda del 17 Giugno 2010…

 

Cagliari. Lo abbiamo appena detto: suonano come ridicole le dichiarazioni della Protezione Civile comunale di Cagliari, secondo le quali “lo studio del sottosuolo della zona soggetta a crolli verrà completato con trivellazioni ed esplosioni controllate, che interesseranno anche i cortili privati”. “Se i cittadini non collaboreranno nell’evacuare le proprie abitazioni”, quando si renderà necessario l’uso delle microcariche, interverranno le ordinanze comunali.

 

Si tratta di uno studio che, all’apparenza, secondo quanto pubblicato dal cronista, per studiare modifica, e distrugge. Insomma, appare esplosivo quanto si legge nel quotidiano regionale L’Unione Sarda del 17 Giugno 2010.

Fiume d'acqua sotto la piazzaCrea stupore perchè da sempre il sottosuolo (di piazza d’Armi, notiamente tuto cavo), è sensibile anche al passaggio dei mezzi pesanti, alle lesioni causate dai martelli pneumatici, allo scavo e messa in opera di condotte idriche entro trincee stradali. Figuriamoci cosa accadrebbe se chi azionerebbe le microcariche esplosive, sottovaluta l’esistenza di grotte articolate su tre imponenti piani sotterranei posti l’uno sopra l’altro sotto piazza d’Armi?

Forse crollerebbero con un effetto domino ed è corretto esporre questo eventuale rischio. Come è impensabile minare le uniche rocce calcaree che reggono tonnellate di terra di accumulo che circondano i palazzi della zona dichiarata “a rischio idrogeologico”.

Piazza d’Armi e via Peschiera, poggiano su grotte e caverne mai bonificate. Le stesse grotte sfrutatte e abbandonate dall’atività cavatoria nel 1960 circa, e danneggiate proprio dalle mine della ex Italcementi. Ci riferiamo alla stessa fabbrica di calce e cemento che ha creato cave mustruose all’aperto come il “canyon” e il “catino” di Tuvixeddu, che ha scavato ovunque da Sant’Avendrace a via IS Mirrionis tunnel lunghi chilometri, e che ha raso al suolo il colle Tuvumannu.

 

 

Crollo estivo nei pressi della piazza in una foto di M. PolastriProprio per i danni strutturali riportati dai palazzi di via Castelfidardo con l’uso delle mine dell’ex Italcementi che avanzava sottoterra, dal Colle Tuvumannu verso via CastelFidardo, ricordiamo come un intervento quasi miracoloso del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, pose fine a un contenzioso ultradecennale dove i proprietari dei palazzi danneggiati dall’esplosione delle mine, ricevettero un robusto risarcimento danni! Lo insegna la storia che spesso viene dimenticata come le caverne abbandonate soto le strade, i cui ingressi sono stati o murati o colmati dalle terre e dall’asfalto. Ecco spiegato il perchè dei ripetuti smottamenti, dei vari danni strutturali a case e strade della zona (foto a sinistra). 

La chiave di lettura è questa: le caverne abbandonate e chiuse un po in sordina, come tali, si allagano perchè l’acqua vi penetra tra perdite della rete idrica e infiltrazioni piovane o delle fognature, spesso danneggiate anche dalle radici degli alberi cui abbonda la zona. L’acqua, che si fa strada verso il basso, crea danni e smottamenti perchè fa crollare porzioni parietali di roccia, vale a dire le pareti delle caverne e delle vecchio cave di pietra che si sgretolano, e con esse portano giù pavimenti di case, strade, alberi.

Da una parete rocciosa del colle Tuvumannu ad esempio, posta al termine di via CastelFidardo, cioè l’ultima pendice superstite della stessa collina di Tuvumannu, si dipanavano gallerie chilometriche oggi murate eppure esistenti, che sopravvivono piene di terra fin sotto le strade di via Is Mirrionis, piazza d’Armi e circondario. Sono le stesse cavità intraviste dai geologi epserti con le tecnologie anche laser, e che noi conosciamo per via archivistica e che in parte abbiamo esplorato.

Anche per questa ragione, avendo toccato con mano il problema, tantissime volte abbiamo affermato epr mezzo di relazioni spedite GRATUITAMENTE al Comune di Cagliari, che la causa dei crolli in quella zona è triplice ed è così sintetizzata, proprio in base alla nostra esperienza:

 

1) l’abbandono delle caverne locali;

2) la mai avvenuta bonifica di tali sili, pieni di terra di accumulo e cemento anche gettato in sordina;

3) l’acqua che, persa dalle rete idrica e in parte di falda, allaga le stesse caverne creando smottamenti mentre scorre, anche per gli apporti delle perdite idriche a grandi pressioni;

4) varie ed eventuali (trivellazioni, eventuali scavi e opere abusive sotto le case, etc).

 

Ora, la Protezione civile, che forse ben poco conosce del sottosuolo locale in senso fisico, auspica l’impiego di microcariche esplosive! Così facendo, le esplosioni seppur piccole, potrebbero agevolare il crollo improvviso della “grotta” posta al centro di piazza d’Armi, alimentata da un grande lago di acqua dolce.

Secondo geologi e ingegneri non legati al “potere”, il sottosuolo locale va valorizzato con una sola soluzione: buttando giù la volta delle caverne con un lavoro certosino di trivellazione, in modo da consolidare le volte delle stesse cavità sotterranee e, magari, rendendo fruibili questi luoghi millenari!

Temiamo che il Comune di Cagliari abbia speso ingenti somme di denari pubblici finanziando studi che, fino ad oggi, non hanno appurato la vera entità dei pericoli e problemi. Il che fa specie, perchè non hanno mai tenuto conto delle nostre lettere protocollate, ben note a chi amministra Cagliari, e che finanzia i soliti “esperti” con studi costosissimi e che si sono rivelati poco utili. A giudicare dal paventato uso dell’esplosivo e delle microcariche!
Alle nostre Associazioni interessa sia il rispetto e la valorizzazione dei luoghi storici di Cagliari come le caverne, che la loro convivenza con le esigenze di una città frenetica e dei suoi cittadini.

Archeologia e sicurezza possono convivere, se le grotte verranno messe in sicurezza con le solette e i pilastri di cemento.

Peraltro più economici dell’esplosivo e delle imprevedibili reazioni causate su un sottosuolo pieno di insidie.

Chi paga è sempre Pantalone e il pantalone è quello dei cittadini.

 

Il Gruppo Speleo-archeologico Cavità Cagliaritane

 

Commenti