Un sotterraneo

Scoperta sotto Cagliari: il complesso sotterraneo di San Guglielmo

C’è un complesso sotterraneo simile, per certi versi, a una catacomba. E’ situato sotto Cagliari: 150 anni fa lo segnalarono scrittori ottocenteschi.

E’ la grotta di Santu Lemu a Cagliari, un sito pluriusato nei secoli, celato sotto la città e di grande interesse…

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Il GCC e TESES ne hanno parlato a Mistero, trasmissione Tv mostrando agli Italiani un ospedale sotterraneo e la sua storia, abbandonati sotto Cagliari.

 

ALLA RICERCA DELLA FONTE SACRA

Una sacra fonte in grotta tra i Bastioni di Santa Croce e l’Ospedale San Giovanni di Dio

 

 

Eremo san Giorgio Cagliari

La grotta di Santu Lemu in una immagine di Marcello Polastri.

C’era una volta una sorgente sacra. Un sacra fonte che veniva usata dal volgo fino al 1800 e che cadde nel dimenticatoio.

Prima dell’impiego fatto dal popolo, racconta la letteratura, in via esclusiva erano i nobili che si servivano di quell’acqua che rappresentava una immensa ricchezza per Cagliari e per la Sardegna.

Quella fonte era situata in un posto che un sacerdote, nel 1861, visito’ ricordando un proverbio satirico che il popolo invento’ sull’acqua.

Preso in mano il libro del sacerdote, abbiamo deciso, con due team speleologici, di fare una verifica: andare a cercare e capire se quella fonte ancora esiste. E così è stato: l’abbiamo scoperta e mostrata all’Italia intera, in uno speciale Tv in onda su Italia 11 (l’11 settembre 2011).

A parlarne sono stati il conduttore Daniele Bossari, Luigi Bavagnoli presidente del Team esplorativo Tesese e Marcello Polastri, giornalista e presidente del GCC: in compagnia di speleologi hanno unito le loro forze  per esplorare il sottosuolo della citta’ estendendo conoscenze fino ad allora note a pochi.

 

Esplorazione di Sardegna Sotterranea nelle grotte di Santu Lemu.

Esplorazione di Sardegna Sotterranea nelle grotte di Santu Lemu.

L’obiettivo era quello di realizzare una esplorazione seguita dalle telecamere, che alla pratica della “speleologia urbana” quale sport o disciplina talvolta anche pericolosa ma  affascinante e sana, potesse far luce su un posto dimenticato da tempo: un complesso sotterraneo celato sotto Cagliari, forse noto solo allo 0.001 per cento della popolazione.

Si tratta di un complesso sotterraneo accessibile dalla vecchia Clinica Aresu, dentro la Fossa di San Guglielmo. Li, dal vecchio ospedale del tempo di guerra, costruito dentro una imponente caverna pluricamerale dotata di cunicoli ed una suggestiva scalinata a parecchi metri sottoterra, i conduttori hanno esplorato in lungo e in largo grandi sale, anditi silenti, e le loro intercapedini.

La grande clinica nella Fossa di San Guglielmo intitolata a Mario Aresu

La grande clinica nella Fossa di San Guglielmo intitolata a Mario Aresu

Poi, hanno individuato la fonte d’acqua: un vero e proprio lago e, dentro il lago, per la prima volta in assoluto, hanno mostrato in Tv cumuli di ossa umane.

In un settore delle grotte di San Guglielmo, sono stati osservati ecchi armadi arruginiti e decadenti, tante macerie e oggetti moderni, segno che il luogo e’ frequentato anche da chi vi ha abbandonato parecchie siringhe. Ed il grande peccato è stato apprendere che questo sito, nel 1980 era stato visitato da un altro gruppo di speleologi che, limitandosi ad apparire sulla carta stampata, evidentemente non hanno pensato ad avviare un percorso di conoscenza di quei luoghi.

 

Le novità assolute scoperte da Teses e GCC:

Poi, in un buco dentro il salone piu’ basso dell’ospedale del tempo di guerra, un buco visibile nel muro di cemento (un tempo le stanze erano completamente allagate da una falda),hanno scoperto un camino verticale che va verso l’alto, ed anche verso il basso.

Al suo interno c’e’ una stanza allagata. Sul fondo alcune ossa, anche qui macerie, legni putrefatti, mattonelle rotte, bidoni di plastica e perfino una ruota di carro, vecchissima ipotizzano.

Infilando sott’acqua la camera subacquea ecco che l’obbiettivo svela cinque archi modellati nella roccia.

Saranno gli arcosoli di una vecchia necropoli? O gli angoli della chiesa rupestre citata dal canonico Giovanni Spano nel lontano 1800… chissa’.

La scoperta si fa interessante, certo non riguarda con certezza una fonte, ma e’ forse il caso di approfondire e spingersi oltre.

 

Forse era in questo luogo che la fonte di acqua “era amata dalla famiglia reale che nel 1700 andava li per bere la migliore acqua di Cagliari” abbiamo ipotizzato, leggendo i passi del libro che Marcello Polastri teneva in mano, mentre Luigi Bavagnoli cercava di superare con Andrea Verdini un passaggio sotterraneo. Complice della narrazione, Daniele Bossari, conduttore e inviato speciale di Mistero.

Unendo quegli archi scoperti dentro il pozzo allagato (cinque archi) alle cinque croci incise nella dura roccia, notando in una restante parte di grotta tante ossa (in prevalenza umane), abbiamo pensato all’esistenza di una sorta di catacomba, un luogo sacro usato come sepoltura.

Le ossa erano sparse sul pavimento della cavita’ ma anche ricoperte da macerie e rifiiuti mentre interi cumuli riposano a diversi metri di profondita’ sott’acqua, in un vero lago sotterraneo.

Rasentando il pelo dell’acqua con il canotto, in quella che era una vasta e articolata camera scavata nella roccia, abbiamo osservato con un certo impatto emotivo (non capita tutti i giorni…) cumuli ossei.

In prevalenza sembrano tutte ossa umane sommerse dall’acqua.

Quante ossa, ci siamo detti. Per giunta dimenticate, laggiu’, forse del tutto sconosciute.Forse note ai pochi scaricatori di macerie che hanno invaso il sito di terra di accumulo, proveniente dall’esterno. Anche l’accesso dei sotterranei e’ pieno di macerie.

Approfondendo le ricerche nelle ore seguenti, abbiamo rintracciato un vecchio titolo di giornale che riportava una scoperta del 1989, in ambienti sotterranei simili. Anche se questo luogo, descritto in quell-articolo come ossario, a nostro avviso era qualcosa di diverso, una sorta di posto di culto simile per alcuni aspetti ad una catacomba, ad una specie di luogo di preghiera e di cimitero. E abbiamo pensato di informare i cittadini con un comunicato stampa.

Certo spetta agli archeologi stabilire le fasi di uso e reimpiego degli spazi sotterranei abbiamo pensato dando menzione nella nota stampa.

Unendo l’insolita esistenza in una grotta di quegli archi scoperti dentro il pozzo allagato (cinque) a cinque croci incise nella dura roccia, notando in una restante parte di grotta tante ossa (in prevalenza umane), abbiamo pensato all’esistenza di una sorta di catacomba, un luogo sacro usato come sepoltura.

Forse era in questo luogo che la fonte di acqua “era amata dalla famiglia reale che nel 1700 andava li per bere la migliore acqua di Cagliari” abbiamo ipotizzato, leggendo i passi del libro che Marcello Polastri teneva in mano, mentre Luigi Bavagnoli cercava di superare con Andrea Verdini un passaggio sotterraneo. Complice della narrazione, Daniele Bossari, conduttore e inviato speciale di Mistero.

Sorge spontane chiederci come mai, nessuno, ha mai pensato di valorizzare questo luogo per la storia che ha ricoperto e ospistato.

 

Dalle indagini archivistiche avviate dopo la nostra esplorazione abbiamo appurato che tali siti erano noti nel Medioevo, ma non solo. Ad esempio, forse durante la peste seicentesca, accolsero grandi ossari e cumuli di ossa vennero segnalati nel 1861 dal sacerdote Giovanni Spano ma anche nel 1989 dal Gruppo speleologico che di quello studioso porta il nome.

Anche sul finire degli anni ’90 altri esploratori e la Soprintendenza Archeologica di Cagliari ebbero modo di osservare in quei siti tante ossa umane, dando menzione sulla stampa della presenza di tre croci di pietra.

Abbiamo ipotizzato anche in quel caso incise nella roccia come quelle da noi osservate.

Recandoci negli uffici della Soprintendenza Archeologica di Cagliari, abbiamo intervistato l’archeologa Donatella Mureddu, studiosa che esploro’ quei complessi sotterranei sul finire del 1980 con gli speleologi del Gruppo Spano,. A loro i nostri  complimenti  per l’esplorazione di un sito ritrovato casualmente durante i lavori di consolidamento delle masse rocciose.

L’intervista alla Dott.ssa Mureddu che ci ha fornito interessanti documenti, ha focalizzato l’attenzione su un sito da studiare perche’ merita attenzione, deve uscire dalla fase degradata del dimenticatoio ma, nell-attuale periodo di crisi economica, l’impresa e’ tutt’altro che semplice secondo la funzionaria della Soprintendenza.

Quella grande cavita’ venne “riportata alla luce durante i lavori di consolidamento della roccia, nella Fossa di San Guglielmo – ci ha riferito l’archeologa – coservava resti di ceramiche e tante ossa riferibili  a tempi di epidemie, iperiodi trsiti della citta’ di Cagliari”.

A nostro avviso, la Fossa di San Guglielmo e’ uno dei luoghi più importanti della storia di Sardegna ma, paradossalmente, uno dei più dimenticati della città.

Per carenza di fondi, si racconta, in queste cavita’ non ebbero mai inizio scavi scientifici e progetti di valorizzazione.

Spriamo per davvero che la storia possa cambiare. In meglio!

 

Invitiamo i cittadini, gli appassionati, a scriverci se avessero immagini di quest’area e dei sotterranei: sardegnasotterranea@tiscali.it

 

 

Un angolo della cavità

Questa immagine documenta le linee di livello lasciate dalla lunga permanenza dell’acqua nel corso degli anni, all’interno dei sotterranei denominati “Grotte di San Guglielmo”, cavità artificiali note per le acque limpide “amate dal Vicerè” e dove l’acqua, come dimostra questa immagine, in gran parte si è ritirata. Tracce così scure (linee di livello) indicano che l’acqua si è ritirata nel tempo, soprattutto nel recente periodo estivo.

150 anni fa queste grotte furono menzionate nei testi ottocenteschi ma non sappiamo se, di fatto, erano parzialmente o completamente allagate.

Un prete-archeologo nel 1961 descrisse “mucchi di ossa” dentro una vasta spelonca. Forse questa.

 

 

 

 

 

 

 

SI RINGRAZIANO PER L’INDAGINE ESPLORATIVA E LA RICERCA

 

Andrea Verdini, Eleonora Murgia e Fabrizio Raccis, speleologi Teses e del Gruppo Cavità Cagliaritane.

Marcello Polastri e Luigi Bavagnoli, Presidenti Gruppi Cavità Cagliaritane e Teses.

Antonello Floris, Presidente Circolo speleologico Sesamo 2000 per la ricerca archivistica e i rilievi.

Per le esplorazioni subacquee: Giuseppe Melis.

 

Per le analisi delle Acque:

Ing. Ignazio Tolu, Assessore all’Ambiente della Prov.cia di Cagliari

 

Per la comunicazione giornalistico-televisiva:

Daniele Bossari,Marcello Polastri, Luigi Bavagnoli.

Operatore immagini: Alessandro Melis, fotografo e A. Cavalli.

 

Consulenti esperti consultati:

Prof. Gaetano Ranieri, ricerca geo-referenziata, indagine geo-fisica e geognostica, tomografia applicata.

Prof. Enrico Atzeni, archeologo, per la ricerca storico-archeologica.

 

Ricerche archivistiche d’ufficio:

Dott.ssa Donatella Mureddu, Soprintendenza Archeologica di Cagliari.

 

Referenti contattati con la Soprintendenza Archeologica di Cagliari:

Dott.ssa Donatella Salvi, Direttore archeologo.

 

Istituzioni coinvolte nelle comunicazioni e nella valorizzazione:

Comune di Cagliari, Provincia di Cagliari, Soprintendenza Archeologica per le Prov.ce di cagliari e Oristano, Commissione Pontificia Vaticana, Azienda Ospedaliera Universitaria – Università degli Studi di Cagliari.

Gruppi esplorativi Cavità Cagliaritane e Teses.

 

Per la comunicazione: Staff di MaxInfo Sardegna

 

 

STORIA DELLE SCOPERTE E RISCOPERTE

 

Anche allora (nel 1861) un cultore della storia di Cagliari, il canonico G. Spano, notò i segni lasciati dalle lunghe frequentazioni delle grotte che, ricorda, erano “serbatoj d’acqua” con mucchi di ossa.

Questa è l’unica e forse più importante fonte letteraria del 1800 che parla dei complessi sotterranei di Santu Lemu. Nel 1700 i vicerè vi si recavano “per andare a bere la migliore acqua di Cagliari”.

 

Una “nuova” scoperta avvenne nel secolo scorso, sul finire degli anni ’80 ma (secondo gli anziani cagliaritani) anche in altre occasioni, come abbiamo menzionato con la diffusione del nostro comunicato stampa dove il condizionale è stato d’obbligo perché si evince che certe cavità, pluri-utilizzate, hanno cambiato aspetto nel corso del tempo. Basti pensare che sopra questi complessi sotterranei sono sorte strutture e, la accanto, parcheggi ed anche alcuni edifici ospedalieri.

Il GCC, nel 2001, intervenne sulla stampa perchè in questa zona, recenti lavori per la realizzazione di un parcheggio rischiavano di far scomparire un settore di ospedale sotterraneo allestito in una porzione della vasta caverna, estesa migliaia di metri quadri. Interessanti al proposito le osservazioni dell’archeologo Maria Antonietta Mongiu che riconosce in tali luoghi, “insediamenti rupestri”.

Saranno gli stessi citati nel 1861, dove si stabilirono “i vescovi cacciati dall’Africa”? Abbiamo ipotizzato dando la recente notizia per informare i cittadini dell’esistenza di un posto importante, noto a pochi. Lo 0.001 della popolazione?

Tuttavia abbiamo riscontrato che nel 2001, parte del complesso sotterraneo era allagato e vari settori della caverna risultavano inagibili, mentre erano in corso lavori per realizzare moderne opere di consolidamento i queste aree.

Non si comprende però come mai, per tanti anni, questi siti sono rimasti pressochè abbandonato e sconosciuti ai più. Ma, soprattutto, se era realmente importante, è stato usato come pattumiera, invaso da  rifiuti, macerie sia vecchie che apparentemente recenti, scaldabagni galleggianti compresi.

Mentre sul vecchio ossario (se di un ossario si tratta), sul vecchio “chiostro dei monaci” segnalato nel 1861, “taceva la storia”

 

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