Storie vuote: il sottosuolo ospiterà i rifiuti di Napoli?

La Società speleologica Italiana interviene con varie delegazioni per dire no all’ipotesi di riempire i sotterranei di Napoli con i rifiuti. Anche alla nostra associazione è arrivata una nota stampa che ha subito stimolato una riflessione…

NO AI RIFIUTI DA STIPARE SOTTO DI NOI

Semmai altrove, perchè sarebbe come gettarli nei fiumi

 

La Società Speleologica Italiana dice no alla scelta del Comune di Napoli sulla ipotesi – per adesso “solo avanzata” – di utilizzare le cavità come discariche di rifiuti. Lo ha detto a gran voce, con un comunicato stampa diffuso di recente. 

“Tutti – si legge nella nota – hanno appreso con sconcerto ed assoluta preoccupazione la notizia che il Sindaco di Napoli avrebbe avanzato l’ipotesi di utilizzare le cavità del sottosuolo partenopeo qualidiscariche di rifiuti. Si tratta di oltre 700 ipogei dislocati al di sotto della città, molti dei quali di grande interesse storico ed artistico, scavati prevalentemente nei tufi, materiali porosi e permeabili”.

Questa ipotesi ci consente di riflettere. Perchè non è una novità sapere e quindi ipotizzare che l’accumulo di rifiuti in tali cavità, comporterebbe il possibile inquinamento delle falde, l’incontrollabile colonizzazione del sottosuolo e della soprastante città di RATTI con le malattie che potrebbero veicolare. E, dato che ci siamo: la formazione di pericolose sacche di gas.

Il sottosuolo del Belpaese è di per sé strapieno di rifiuti, di macerie, di palazzi fatti a pezzi dalle bombe della seconda guerra mondiale. Aggiungere rifiuti, significherebbe – a rigor di logica – prendere a botte il nostro patrimonio storico, archeologico, identitario che già cade a pezzi (Pompei, ad esempio).

Ci troviamo ai limiti dell’assurdo; sorge spontaneo chiederci: il Comune di Napoli conosce per davvero tanti buchi nei quali buttare, in via per adesso ipotetica, i rifiuti?

Come agirebbe: con i tir carichi di sacchetti, buttando giù muri vecchi di secoli, o tritando i rifiuti entro betoniere che li trasformano in liquidi?

Ma stiamo vivendo una film fantascienfico e di fanta gazzosa? 

Perché sarebbe assurdo, nell’ipotesi remota di tale sublime e illuminante conoscenza, portare degrado e distruzione nel cuore di un patrimonio culturale ancora in parte sconosciuto. Anche gli speleologi del GCC, le Associazioni Sardegna Sotterranea come tante persone comprendono la situazione di assoluta emergenza in cui si trova la città di Napoli: il rimedio proposto, per ora solo paventato, non è adeguato!
Scrive bene la Società Speleologica Italiana: “contrasta con la Convenzione Europea del Paesaggio del 2002 e il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”. 

L’utilizzo dei “vuoti sotterranei” abbandonati come discarica comporta gravissimi rischi per le falde acquifere, specie nelle aree interessate da fenomeni carsici, importanti per le riserve di acqua potabile disponibili in Italia.

L’onorevole Jervolino, che del Sottosuolo è già Commissario Straordinario, capirà: una simile proposta appare assurda, è una minaccia per la nostra storia.

 

Marcello Polastri

Anche su: http://www.facebook.com/pages/Marcello-Polastri/64539218638

 

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SEGUE IL COMUNICATO STAMPA DELLA SOCIETA’ SPELEOLOGICA ITALIANA

 

SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA
Associazione di protezione ambientale
associazione non a scopo di lucro iscritta nel Registro delle persone giuridiche di Bologna al n. 679
ideata nel 1903, costituita nel 1950
membro dell’Union Internationale de Spéléologie e della Fédération Spéléologique Européen
sede legale: ISTITUTO ITALIANO DI SPELEOLOGIA – DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA E GEOLOGICO-AMBIENTALI
VIA ZAMBONI, 67 – 40126 BOLOGNA
tel./fax: +39 051 250049 – http://www.ssi.speleo.itinfo@socissi.it

La Società Speleologica Italiana,associazione di protezione ambientale di riferimento per gli speleologi italiani, membro di UnionInternational de Spéléologie (UIS) e European Speleological Federation (FSE), nel cui ambito operano le Commissioni Tecniche relative alle Cavità Artificiali, alla Salvaguardia aree di interesse speleologico e il Coordinamento di “Puliamo il Buio” ela Federazione Speleologica Campana, organo di rappresentanza speleologica regionale hanno appreso con sconcerto ed assoluta preoccupazione la notizia che il Sindaco di Napoli on. Rosa Russo Jervolino avrebbe avanzato l’ipotesi di utilizzare le cavità del sottosuolo partenopeo quali
discariche di rifiuti. Si tratta di oltre 700 ipogei dislocati al di sotto della città, molti dei quali di grande interesse storico ed artistico, scavati prevalentemente nei tufi, materiali porosi e permeabili.

L’accumulo di rifiuti in tali cavità, comporterebbe il possibile definitivo inquinamento delle falde sotto la città e la potenziale formazione di pericolose ed incontrollabili sacche di gas, con conseguenti rischi per
la salute pubblica. In ogni caso porterebbe al degrado e alla distruzione di un patrimonio culturale ancora in parte sconosciuto.

Comprendiamo la situazione di assoluta emergenza in cui si trova la città, ma il rimedio proposto non è sicuramente adeguato e sorprende che l’on. Jervolino, già Commissario Straordinario al Sottosuolo, possa aver formulato una tale proposta che peraltro è in contrasto con la Convenzione Europea del Paesaggio del 2002, con il D.L. 22 gennaio 2004 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” (parte prima e artt. 142 e 143 della parte terza), al Piano Paesaggistico Regionale della Regione Campania (L.R. n. 16 del22/12/2004) che applica il Codice Urbani, alle Norme sul Governo del Territorio del 06/06/2001 (art. 6 e successivi) che riferiscono del Piano Urbanistico Comunale della Città di Napoli, approvato nel giugno 2005 in adeguamento al Piano Paesaggistico Regionale.

Le scriventi associazioni rilevano inoltre ulteriori problemi in ordine al ventilato utilizzo delle cave che, sulla base del Piano regionale delle attività estrattive, risultino abbandonate o dismesse. L’utilizzo quale discarica di tali siti, pur nel rispetto delle normative, se posti in aree carsiche, comporta gravissimi rischi per le falde acquifere il cui utilizzo spesso non è limitato alla sola regione Campania, e che costituiscono una parte considerevole delle riserve di acqua potabile disponibili in Italia. Ci auguriamo che per lo stoccaggio dei rifiuti vengano prontamente individuate soluzioni che non compromettano irreversibilmente i sistemi carsici, le risorse idropotabili e il patrimonio storico – archeologico della regione Campania, già duramente provato dalla perdurante emergenza.

Giampietro Marchesi

presidente della Società Speleologica Italiana

Sossio Del Prete

presidente della Federazione Speleologica Campana

 

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