La barca dei nuragici, dall’isola delle torri rientra a Crotone

Dalla Sardegna a Crotone. Questo il recentissimo viaggio della cosiddetta “barchetta nuragica” che è rientrata oggi per far bella mostra di se al Museo nazionale archeologico di Crotone. Lo straordinario reperto, rinvenuto nella seconda metà degli anni ’80 a Capo Colonna, ha molto a che vedere con la Sardegna nuragica.

Terra nella quale sei trovava dal 13 marzo 2014; il reperto era in mostra all’interno del percorso espositivo de “L’isola delle Torri. I Tesori dalla Sardegna nuragica“, organizzata dalla Regione Sardegna e dalla Soprintendenza Archeologia sarda e che ha avuto il merito di riunire in un’unica grande esposizione, numerosissimi manufatti di produzione locale.

Il Nuraghe "rosso" a Orroli.

Il Nuraghe “rosso” a Orroli.

Pezzi rari rinvenuti in diversi siti d’Italia, a dimostrazione della fitta rete di contatti e di relazioni che attraversarono l’antico bacino Mediterraneo.
La civiltà nuragica ha avuto il suo sviluppo in Sardegna tra il secondo ed il primo millennio a.C. ed il percorso espositivo ideato dagli archeologi sardi  pensando all’infaticabile lavoro realizzato dall’accademico dei Lincei Giovanni Lilliu, ha proposto all’ampio pubblico di far in viaggio a ritroso nel tempo. La mostra è stata poi ospitata al Museo Pigorini di Roma e nel Museo Civico Archeologico di Milano.
LA BARCHETTA NURAGICA venne ritrovata nel 1987 durante lo scavo archeologico dell’edificio B all’interno del grande santuario dedicato ad Hera Lacinia a Crotone. Per la Direzione del Museo Archeologico Nazionale di Crotone, “il reperto rappresenta un unicum, non soltanto per la sua valenza simbolica, ma per il carattere atipico del luogo di ritrovamento. Nell’edificio infatti venivano custoditi gli ex-voto più significativi del santuario Lacinio“.

Per questo la presenza di tale oggetto “deve riferirsi ad un contatto avvenuto tra due mondi, quello sardo e quello della Magna Grecia, che evidentemente a quei tempi non trovavano nel mare un ostacolo o una barriera ma, al contrario, un fondamentale veicolo di comunicazione“.

Marcello Polastri

 

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