Nuova importante scoperta archeologica a Petra in Giordania

Un edificio monumentale di 2.150 anni fa riaffiora dalla sabbia accanto al sito archeologico di Petra, in Giordania.

A individuarlo sono stati gli archeologi attraverso a una serie di foto satellitari e aeree che rivelano una grande piattaforma con tracce di un colonnato e di una scalinata. Di cosa si tratterà? 

L'area della scoperta

L’area della scoperta

La notizia arriva da AMMAN, risale al 10 giugno. A batterla in Italia è stata l’ANSA ma  secondo l’articolo pubblicato dall’organizzazione Usa American Schools of Oriental Research, si tratta di una struttura che non assomiglia a nient’altro che si trovi a Petra.

Quello che gli studiosi definiscono come un immenso edificio si trova non lontano dalla cittadina, da Petra appunto, ma in un luogo di difficile accesso sia per la vegetazione che per la roccia a strapiombo.

Vari indizi che facevano presupporre l’esistenza di una struttura edificata con la pietra, in quella zona, forse contemporanea o di qualche secolo successiva alla necropoli di tombe scolpite nella roccia dai Nabatei, circolavano da tempo tra gli esperti. Ora la conferma.

La zona desertica di Petra

La zona desertica di Petra

Nella zona, dichiarano gli studiosi, non esiste nulla che abbia quelle dimensioni. E allora vediamole!

La piattaforma misura circa 56 per 50 metri, e ingloba al suo interno una piattaforma più piccola, quadrata, di circa 10 metri per lato, da cui parte una scalinata che discende verso est.

Non si esclude che l’edificio possa incontrare  anche ambienti sotterranei. Del resto la zona è piena di ipogei.

Si ipotizza comunque che sotto la sabbia, grazie anche alle sue capacità conservative, oltre agli edifici siano custoditi non pochi tesori: reperti archeologici di grande valore ad esempio, che contribuiranno a far luce sul nostro affascinate passato.

Ora sarà necessario reperire le risorse per avviare gli scavi ed entrare in protondità, nel cuore della storia, per farla pulsare e magari mostrarla ai turisti. Com’è giusto che sia.

Marcello Polastri

 

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