Scuola all’aperto Mereu: da rudere dis-occupato a bomba ambientale

Scuola all’aperto Mereu: da rudere dis-occupato a bomba ambientale? Forse non siamo a tanto ma osservando il tappeto di rifiuti che abbondano tra le alte piante di gelso, regna il degrado e la desolazione. Eppure ci troviamo davanti alla storica scuola  progettata nel 1930 a Cagliari dall’architetto Ubaldo Badas.

Diritti photo Polastri Marcello

La scuola all’aperto Mereu di Cagliari. Foto: Marcello Polastri.

UN EDIFICIO DI PREGIO che aprì i battenti nel 1935 per poi chiuderli definitivamente nel 1999. E poi un susseguirsi di occupazioni da parte dei “senza fissa dimora”. Seguirono le ristrutturazioni fai-da-te nelle ex aule scolastiche, da parte degli “inquilini” di turno.

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C’è stato chi, tra essi, ha preferito costruire separè in muratura tra le stanze da adibira a sala da pranzo, oppure a camera da letto: lo attestano queste immagini e la video-inchiesta.

L’andito principale della scuola all’aperto Mereu di Cagliari.

Poco tempo fa l’intervento delle forze dell’ordine con il Comune di Cagliari che, da proprietario dello stabile, ha fatto sapere agli abusivi che avrebbero dovuto sloggiare.

Destinazione “Casa-albergo” ha recitato nel recente passato la stampa locale.

Ed è così che la Scuola all’Aperto Mereu, da fiore all’occhiello dell’Autarchia fascista, è divenuta un luogo spettrale.

Cagliari scuola Mereu

Tra barche e motoscafi nei cortili sella scuola all’aperto Mereu.

Le nostre telecamere hanno documentato – in esclusiva – sia la bellezza di un edificio di pregio storico e architettonico.

Sia le macerie, i rifiuti, le scocche d’auto che lo circondando. In buona compagnia di scaldabagni e frigoriferi nell’erba, ma anche motoscafi e barche.

 

Il campo di basket occupato dai veicoli abbandonati. Questa è la Scuola Mereu di Cagliari.

OGGETTI che abbondano anche tra le ex aule e gli immensi giardini che rendevano bello e unico questo casamento scolastico.

DOPO LO SGOMBERO e gli inquilini di turno che dalla scuola sono scomparsi, resta il degrado.

Per quanto ancora rimarranno i rifiuti, anche nelle gallerie sotterranee che abbiamo esplorato in esclusiva?

Paraurti nascosti nelle grotte della Scuola inaugurata nel 1935 a Cagliari

I sotterranei si dipanano sotto la torre di San Pancrazio e ospitano biciclette, armadi, sedie, materassi e divani.

E ancora: scocche di motorini di origine non identificata, centinaia di pezzi di ricambio che forse farebbero felice qualche carrozziere.

MATERIALI abbandonati sotto una coltre di ragnatela (VIDEO).

Ingesso dei tunnel nella scuola Mereu di Cagliari

Anche all’ingresso delle “grotte” troviamo qualcosa che è capace di attirare la nostra attenzione. Soprattutto barche e motoscafi. Anch’essi abbandonati.

Una cucina allestita nei locali della scuola Mereu.

 Progettata da Ubaldo Badas, esperto nell’architettura razionalista e inaugurata nel 1935, divenne una scuola modello per i bambini affetti dalle malattie polmonari. Tra tutte la tubercolosi.

Nei suoi anditi oramai spettrali, le urla giocose dei piccoli si alternavano al rigore dell’insegnamento.

Ubaldo Badas

Ubaldo Badas

I MAESTRI di allora facevano anche vedere ai “bimbi gracili”, come poter allevare i bachi da seta nei gelsi che ai margini della scuola crescono verdi e rigogliosi.

Nel 1999 la chiusura delle attività e il declino, tutt’altro che lento, dell’intero complesso il cui ingresso sorge antistante quello dei giardini pubblici.

Cortili scuola Mereu

Rifiuti nei cortili della Scuola Mereu

Durante le occupazioni abusive le aule sono divenute come spaziosi appartamenti. C’è chi si è ricavato anche un open space ai limiti del lusso: uno spazioso caminetto da una parte, un grande televisore d’ultima generazione dall’altra, pareti intonacate e tinteggiate con colori vivaci.

Una stanza costruita abusivamente nella Scuola all’Aperto di Cagliari

DIVANI in pelle e  scarpe firmate lasciati in un angolo. Sono come una fotografia della vita che ora non c’è più in questo angolo di Sardegna.

Sulla polvere che abbonda ovunque da queste parti si notano impronte di grandi scarpe. Ed anche escrementi con della carta igienica. Viaggiatori di passaggio? Segni lasciati dai nuovi occupanti occasionali? Chissà.

Marcello Polastri

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