Archeoatronomia e romanico in mostra a Cagliari

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Fascino di un nuraghe

Archeoastronomia e chiese romaniche. Questo il titolo della mostra che verrà inaugurata alla Mediateca del Mediterraneo di Cagliari, in via Mameli, il 26 gennaio alle ore 18. Per visitarla ci saranno 15 giorni di tempo, dal 25 gennaio appunto al 9 febbraio. Dopo il solstizio d’inverno prosegue dunque con successo la manifestazione Agorà Nuragica 2014.

Promossa dall’associazione culturale Caravella con la collaborazione scientifica dell’associazione Agorà Nuragica e il contributo dell’Assessorato al turismo della Regione Autonoma della Sardegna.
Diffondere conoscenza, cultura, formazione e aumentare così l’insieme dell’offerta turistica regionale. Questi gli obiettivi dell’iniziativa che mira anche alla creazione di un innovativo brand turistico sino ad oggi inutilizzato: l’archeoastronomia e i siti archeologici.

«In Egitto o in Messico il turismo non necessariamente viene portato avanti da esperti in materiaspiega Paolo Littarru, presidente associazione Agorà Nuragica, durante la presentazione alla stampa – o perlomeno così lì non nasce. Il nostro patrimonio ha una valenza non inferiore a tali luoghi. Dovremmo quindi fare in modo che più persone possibili possano fruire di questi beni ancora inesplorati. A Isili, ad esempio – prosegue Littarru – vi è un sito che da solo risulta un unicum, sconosciuto ai più. Esso regala uno spettacolo mozzafiato».

NuragheIngressoIl presidente di Agorà Nuragica conclude sostenendo che <<nonostante le riviste del settore sostengano pienamente le teorie archeoastronomiche, risulta paradossale che, invece, nessuno in Sardegna voglia confutare tali teorie: il mondo accademico rimane sordo mentre i media tacciono>>.

Nel frattempo uno studioso come Clive Ruggles, presidente dell’Associazione degli archeologi del Regno Unito e professore di Archeoastronomia della Scuola di Archeologia e Storia Antica dell’Università di Leicester, Gran Bretagna, “dedica ben due capitoli del suo libro Handbook of Archaeoastronomy and Ethnoastronomy al patrimonio sardo”.

Marcello Polastri

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