Cagliari e la perduta identità del colle di Bonaria

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Colle di Bonaria.

Accolse dall’antichità Punici e Cartaginesi il colle di Bonaria.

Nelle sue viscere di dura roccia, i vivi, affidarono alle oscurità della terra i corpi e le anime dei loro cari scavandovi una grande necopoli.

Una scelta che poi fu  ripetuta dai romani. Utilizzarono e ampliarono i sepolcri preesistenti contribuendo così a far divenire Bonaria un posto leggendario.

Basti pensare che nel Medioevo, alla base del colle, sorse una chiesa in stile romanico-pisano. Fu intitolata a San Bardilio e secondo una storia, il tempio sacro sorse “sul luogo dal quale San Paolo avrebbe predicato il Vangelo ai sardi”. La chiesa è legata anche dal suo nome alla presenza di vicine grotte (o “gruttis”), ma oramai è scomparsa.

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La copertura di una tomba romana.

Al suo posto troviamo infatti un angolo cimiteriale chiamato appunto San Bardilio. A breve distanza dal cimitero ottocentesco, ricco di opere d’arte, specialmente statue che sembrano seguirci con lo sguardo. In alto, sulla cima del colle, il bellissimo Santuario. Accoglie la statua miracolosa della Madonna di Bonaria e la sua è una storia tutta da scoprire.

Gli aragonesi aprirono in quet’area le cave di pietra per edificare una grande cittadella fortificata e ciò accadde nel 1324. Di questo importante colle, questi uomini ambiziosi, sfruttarono le condizioni panoramiche e di sicurezza per poter tenere d’occhio ed infine porre sotto assedio, il Castel di Castro.

La cittadella fortificata di Bonaria divenne per due anni, dal 19 giugno 1324 al 10 giugno 1326, la prima capitale del Regno di Sardegna. Ma anche questo fatto a pochi effettivamente importa.

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Scoperte archeologiche accanto al Santuario.

Perché le locali grotte sono perlopiù abbandonate. Prive di recinzioni, meta di sbandati, con i cartelli che raccontavano la storia del luogo danneggiati.

In compenso gli spazzini lavorano e portano via, da questo angolo di Cagliari, rifiuti che si accumulano.  E’ una zona sacra della città e come tale, ha bisogno di cure. Dovrebbe ritrovare la sua identità perduta.

Marcello Polastri

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