Emergenza crolli. Cercasi ulteriori dati e documenti sulle cavità.

Cosa si nasconde sotto piazza d’Armi, via Marengo, Peschiera, Montenotte, Goito, Castelfidardo? Se lo chiedono i residenti, allarmati dalla presenza di “crepe” sui muri delle proprie abitazioni. E se lo domandano gli speleologi: segnalateci eventuali testimonianze, fatti, notizie inerenti cavità visibili e quelle scomparse! E’ l’appello del GCC.

 


Nel riportare l’articolo scritto dal Presidente del GCC pochi giorni fa dove Vi chiedevamo aiuto per rintracciare dati, informazioni e notizie sulle cavità presenti nell’area rossa dei crolli, ringraziamo quanti ci hanno trasmesso varie  e interessanti segnalazioni. Grazie a quei cari e affezionati  frequentatori del nostro portale ed  ai simpatizzanti del nostro Gruppo speleo-archeologico, stiamo monitorando e rilevando altre cavità , cioè quelle poco note.  Il fatto positivo è che siamo sulla buona strada. Conoscere infatti significa prevenire, tutelare, divulgare. In una parola: crescere!

Grazie ancora.

 

 

UN APPELLO RIVOLTO A CHI SA…

 

di Marcello Polastri

 

 

I nostri esploratori che da anni studiano il sottosuolo cittadino, pur osservando il silenzio stampa indetto in seguito alle dischiarazioni delle istituzioni cittadine, in particolare quelle riportate dalla stampa e inerenti la Società Abbanoa, dunque in attesa di elementi certi e tangibili sulla possibile causa dei crolli, proseguono speditamente con la propria opera di rilievo, mappatura e studio (anche archivistico) delle cavità sotterranee locali.

Ci stiamo riferendo ai residenti di Via Peschiera, Marengo, Montenotte, CstelFidardo, Goito, Is Mirrionis angolo viale Merello: l’appello è rivolto – principalmente – a Voi.  Perchè siamo al corrente dell’esistenza di alcuni sotterranei che si dipanerebbero nel sottosuolo locale, dove insistono crepe e fenditure nel manto stradale e nelle case.  Conosciamo la genesi delle cavità locali, sorte come cave di pietra fin dall’epoca punica e romana, riutilizzate nel Medioevo e fino al periodo bellico. Durante la seconda guerra mondiale infatti, parecchi cittadini si rifugiarono in questi “vuoti” che, una volta abbandonati, sono andati incontro ad un inesorabile declino. La maggior parte delle cavità sotterranee dei colli Tuvumannu, Is Mirrionis e della regione Sa Duchessa, hanno perdo i loro accessi originari poichè chiusi con una colata di terra e pietre, ricoperti dall’asfalto, circondati da alti muri magari all’interno di giardini e cortili privati.

 

Negli anni, per noi speleologi che abbiamo monitorato parecchi “vuoti” sotto la città, è stato difficile, quasi impossibile collaborare con parecchi cittadini: tanti temevano una improbabile denuncia alla Soprintendenza poichè – si racconta – c’è chi ha riutilizzato le stesse caverne come cantine, depositi di masserizie, vani di servizio. A noi speleologi non interessa ciò. interessa conoscere per capire e capire per prevenire!

Prevenire eventuali crolli, specie laddove le cavità sono lesionate, allagate, oppure murate e l’aria, al loro interno, non circola da tempo.

Per questa ragione, pur sapendo che parecchi accessi al sottosuolo sono stati murati, oppure occlusi in un modo tutt’altro che rispettoso della storia e della cultura,  è indispensabile  – per motivi di sicurezza pubblica e di propedeutica conoscenza – la collaborazione di quanti conoscono l’ubicazione  pressochè esatta, di cavità sotterranee. E’ necessario localizzarle. Basti pensare che allo stato attuale abbiamo individuato ben 14 ipogei nell’area compresa tra piazza d’Armi e via Marengo, ma non solo.

Molte cavità sotterranee, in prevalenza scavate dall’uomo anticamente, si sviluppano per decine di metri : cunicoli, gallerie, percorsi sotterranei e latomie.  Per la maggiorparte  presentano alcune murature ascrivibili agli anni 50 e 60 del  Novecento. Significa che il loro assetto interno, il loro sviluppo underground è stato ridotto con la costruzione di opere in muratura confinanti però con il sottosuolo di strade e palazzi. E’ mai possibile che gli scantinati di diversi stabili siano “ciechi” ; cioè non  consentono di accedere alle cavità scavate nella roccia e, magari, intercettate durante la costruzione degli edifici?

In base alla nosotra esperienza, grazie ai libri e ai dati archivistici in nostro possesso rafforzati  dai racconti di tanti cagliaritani (specie anziani), ci risulta che diversi ipogei sono stati murati e dimanticati, seppure presentavano varie vie d’accesso e altrettante uscite…

 

Scriveteci, contattateci se avete elementi da raccontarci, oppure immagini che possano rivelare la presenza di antichi accessi alle cave sotterranee o ai cunicoli che abbondano in zona. Anche il minimo indizio, potrebbe rivelarsi utile per comprendere meglio l’esistenza di condutture rotte, oppure percorsi idrici sotterranei che lentamente (ora velocemente…) scorrono sotto case e strade, in silenzio.

Faremo tesoro delle vs esperienze e ricordi in materia, garantendoVi – se vorrete – l’anonimato e la massima riservatezza.

 

Sotto: immagine tratta dall’Archivio fotografico del GCC. Si tratta della voragine apertasi in via Peschiera nella notte tra il 7 e l’8 agosto 2008. Secondo gli speleologi, chiudere con una colata di terra e/o cemneto questi “ambienti” cavi, significa ricacciare nel sottosuolo un problema che, col tempo, potrebbe verificarsi nuovamente. C’era un cunicolo in fondo alla voragine? Se si, dov’è ubicato il suo ingresso?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sulla stampa, il 31 agosto 2009 e nei giorni seguenti, è stato scritto quanto segue…

 

Il Gruppo speleo-archeologico Cavità Cagliaritane mentre sta svolgendo una attività di “rilievo e monitoraggio delle cavità sotterranee nell’area Is Mirrionis-Sa Duchessa”, ha rilevato 14 cavità sotterranee nell’area interessata dai crolli ma, considerate le dichiarazioni sulla stampa di varie “istituzioni”, ha deciso di mantenere d’ora in avanti il silenzio stampa, fino a quando verranno mostrati – nel corso di una conferenza pubblica – gli studi fino ad ora svolti.

Durante il sopralluogo dei giorni scorsi, gli speleologi del GCC hanno rilevato 14 cavità sotterranee celate nella zona compresa fra piazza d’Armi, via Marengo, Merello, Castelfidardo, Montenotte e Peschiera, ed hanno individuato laghi sotterranei alimentati anche da perdite d’acqua.

 

 

E’ stato documentato con centinaia di immagini e rilievi lo stato delle caverne poste in relazione con i crolli – è detto in una nota stilata da Marcello Polastri e Diego Scano del GCC – L’emergenza smottamenti che interessa tutta la zona di piazza d’Armi ha reso necessarie le attività di studio sistematico degli ambienti ipogeici”. Gli esploratori sono concordi nel definire ‘”inaccettabile lo scarica-barile attuato dall’amministrazione comunale di Cagliari e dalla società Abbanoa. Negli anni abbiamo spedito decine di lettere e relazioni al Comune di Cagliari, non ultima la realzione sui danni causati dall’alluvione dell’ottobre 2008 a Tuvixeddu e piazza d’Armi, denunciando la presenza di laghi sotterranei e corsi d’acqua. Questi ultimi, originati in via esclusiva dalle perdite cospicue della rete idrica metropolitana“. I Gruppi speleologici GCC e Sardegna Sotterranea, sino al termine delle esplorazioni previsto per sabato prossimo venturo, osserveranno il silenzio stampa.

Intanto martedì 1 Settembre, nel corso di un approfondimento speciale per la Tv, nel programma “Zona Franca”, in onda sull’emittente sarda TCS, gli speleologi del GCC hanno mostrate in esclusiva le immagini sull’esplorazione dei sotterranei celati sotto la collina di Tuvumannu, adiacenti l’area interessata dai crolli e dalle ordinanze di sgombero di via Peschiera e Marengo.

Nella foto soprastante, il Presidente del GCC Marcello Polastri mentre conduce la trasmissione tv Dedalo, viaggio nella Cagliari sotterranea.

 

Fonte: ANSA. COM-AR. Notizia di lunedì 31 agosto 2009, ore 11.36.

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