La via sarda dell’argento e delle miniere di Tuvois

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La vecchia direzione della Miniera di Serr’e Silixi

Esiste una via in Sardegna che ricorda le fatiche degli uomini dediti allo sfruttamento del sottosuolo e alla ricerca dell’argento. E’ una doppia strada. La prima, sotterranea. La seconda strada è situata in superficie e si estende per una cinquantina di chilometri. A dire il vero non è poi così bella. E’ sterrata e brulla, si insinua però nel territorio verde e boschivo del Sarrabus-Gerrei, ricco di ruderi d’archeologia industriale.

Dobbiamo alle miniere di antimonio e d’argento che abbondano nella zona, l’esistenza della seconda area – per estensione – del Parco Geominerario della Sardegna. Ed è in questo contesto che la via dell’argento si insinua nel cuore profondo delle montagne del Sarrabus sviluppandosi in prossimità del filone argentifero che dai rilievi rocciosi di Sinnai e Soleminis, in gran segreto, passa sotto fiumi e vallate fino alle coste di San Vito e di Muravera.

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Grande specchio d’acqua nelle miniere di Serr’é Silixi

Una leggenda. Furono i Romani, nel lontano passato, a notare forse per primi l’esistenza di metalli allo stato nativo e ad apprezzarne la purezza. La storia, quella ufficiale, fatta di fonti orali e scritte, ritiene invece che lo scavo di gallerie e grandi cantieri estrattivi ebbe inizio in periodi più recenti. 

I ruderi che vedete in queste immagini di Alessandro Melis, scattate in quel che resta della Miniera di Serr’é Silixi, testimoniano che nella seconda metà dell’Ottocento ebbe inizio un massiccio sfruttamento del filone argentifero.

Una curiosità: erano i filoni di barite, di colore biancastro, ad inglobare spesso le mineralizzazioni in argento nativo. Immaginate una linea invisibile e metallica, sulla quale l’uomo camminava e sudava per estrapolare linfa vitale ed economica. Su quella linea invisibile sorsero edifici, abbandonati di volta in volta, e centri abitati con case e palazzine a bocca di miniera.

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Ruderi e grandi edifici in rovina sulla via dell’argento

Oggi, questi siti minerari, sono gli unici superstiti della via dell’argento e sopravvivono all’incuria del tempo e dell’uomo tra montagne e specchi d’acqua. Questi i luoghi più significativi del compendio: Tuviois o Tuvois, Arricelli, Serr’e S’Ilixi, Nicola Secci, Tacconis, S’Arcilloni, Massenzias, Masaloni, Giovanni Bonu, Monte Narba, Baccu Arrodas.

Marcello Polastri

Immagini di Ale Melis.

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