Ecco com’è nata Sa Die De Sa Sardigna

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Il popolo sardo insorge contro i governatori.

Sa Die, meglio nota come Sa Die de sa Sardigna è la festa del popolo sardo.
Nel suo profondo ricorda i cosiddetti vespri Sardi, periodo che sul finire del 1700 incontrò forti malumori tra gli isolani e i governanti dell’epoca. Fu un’epopea di malcontento che culminò con l’insurrezione del 28 aprile 1794, giorno nel quale da Cagliari furono cacciati via i Piemontesi con il Viceré Balbiano.
Il motivo? Fu il rifiuto, pronunciato del governo torinese, di soddisfare le richieste dell’isola titolare del Regno di Sardegna.

Già, ma cosa chiedevano in realtà i Sardi ai Piemontesi che, appunto della Sardegna, detenevano il potere?
Chiedevano che venisse loro riservata una parte degli impieghi civili e militari. Desideravano  insomma maggiore autonomia rispetto alle decisioni della classe dirigente locale.

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L’avvocato Giovanni Maria Angioy

Queste richieste furono disattese e ignorate dal governo piemontese che rifiutò qualsiasi accordo.
Conseguenza: la borghesia cittadina scatenò, come un fulmine a ciel sereno, il moto insurrezionale con l’aiuto del resto della popolazione.

Si racconta che i primi focolai della ribellione si accesero già nel 1780 e proseguirono ancora nel decennio successivo, protraendosi in varie località dell’isola.
Tra i motivi del malcontento popolare anche al fatto che la Sardegna era stata coinvolta nella guerra della Francia rivoluzionaria contro gli stati europei ed anche contro il Piemonte.
L’esistenza del Forte di Sant’Ignazio, nell’omonima collina cagliaritana, ci ricorda che nel 1793 una flotta francese tentò di impadronirsi dell’isola.
L’equipaggio sbarcò a Carloforte e, di li a poco, cercò di approdare a Cagliari.

I Sardi, che opposero resistenza con ogni mezzo, difesero la loro terra in mano ai Piemontesi che all’epoca dominavano la Sardegna.
La ferrea resistenza nei confronti dei Francesi, armati da testa a piedi, entusiasmò gli animi. Riaccese in breve l’orgoglio ferito dei Sardi.

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La Sardegna in una carta del 1793.

In tanti si aspettavano un riconoscimento, magari una ricompensa dal governo sabaudo per la fedeltà dimostrata alla Corona. Ed invece, di li a poco, il viceré ordinò l’arresto di due capi del partito patriottico. Finirono ai ferri gli avvocati cagliaritani Vincenzo Cabras ed Efisio Pintor. Fu l’ennesima goccia che fece traboccare il vaso.

Era il 28 aprile del 1794 e la popolazione, inferocita, scese per strada, pronta a tutto pur di allontanare da Cagliari il viceré Balbiano e tutti i Piemontesi. Furono cacciati via dalla Sardegna nel mese di maggio di quell’anno: imbarcati con la forza, presi a calci nel sedere e rispediti nella loro regione.

Gli abitanti di Alghero e Sassari, incoraggiati da queste vicende, fecero altrettanto. Ma questa è già un’altra storia della stessa faccenda. Quel che ogni anno festeggiamo, in ricordo del 28 aprile del 1794, è una giornata di festa istituita dal Consiglio regionale della Sardegna il 14 ottobre 1993 nominata, appunto, la Giornata del popolo sardo.

Marcello Polastri

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