Romagnino continua a vivere con i suoi scritti

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10 anni fa. Dopo una intervista al prof Romagnino nella cripta di Sant’Efisio

L’anima antica di Cagliari è stata divulgata da molti scrittori e intellettuali.
Da Alziator alla Thermes, da Giuseppe Podda a Ciccìttu Masala, ma anche Salvatore Cambosu e  più lontano nel tempo, dallo Spano dal La Marmora.
Poetiche e profonde le descrizioni che Lawrence (Eastwood, 1885 – Vence, 1930), dedica alla “fredda città di pietra”.
Cagliari è birichina perché ha fatto innamorare tante personalità sensibili.

Mi affascinano i suoi lati più nascosti e contraddittori, a tratti incompresi e poco studiati. Ma ad onor del vero, Cagliari è una città contraddittoria, non trovate?
Basti pensare ad Antonio Romagnino, scrittore innamorato di questa bella città, figlio di Cagliari, scomparso tre anni fa esatti …a Cagliari.
Un grande uomo di cultura che ha dato tanto alla città e che andrebbe ricordato perpetuamente.
Una semplice targa ricordo, una via nel futuro prossimo? Chissà se Cagliari, a questo suo figlio, sarà grata.

Se lo avessi incontrato per le strade di Cagliari avrei dovuto far una breve trafila per salutare il nostro Romagnino.
Sole o pioggia, per strada, la gente era solita fermarlo e “metterlo in chiacchiera”, ragionando sempre e comunque sul capoluogo della Sardegna.
Lui che amava girare a piedi il centro abitato per viverne i colori, le atmosfere e le architetture, non aveva peli sulla lingua.
Le nere vene d’asfalto di questa città – mi disse – contrastano con il candido calcare dei monumenti”.

In un certo senso era un conservatore di cultura, da buon maestro di scuola che raccontò in ogni dove la bellezza della città, seminando l’amore per il territorio urbano in molti cittadini, anche attraverso la sua carriera ultra trentennale di insegnate impegnato.
L’11 novembre 2011 Romagnino smise di percorrere a piedi e di raccontare la “città del sole”.
Da allora ha smesso di camminare per la città ma i suoi scritti sono capaci di farci volare, mano nella mano con l’anima della città. Anche in una giornata piovosa e incerta come questa, grazie alla lettura degli scritti di Antonio Romagnino, Cagliari appare più importante e meno assonnata.

Marcello Polastri

Consigli di lettura.

Splendidi gli scritti sulla città antica, sulla Grotta della Vipera.
Le sue “Passeggiate cagliaritane” e la “Guida di Cagliari” sono qualcosa di essenziale e profondo al tempo stesso.
Nato nel 1917 nel quartiere cagliaritano di “Castedd’é Susu”, Romagnino studiò al Dettori con Gianni Agus e affrontando tante rinunce si laureò in lettere nel 1939.
La tua cocciutaggine, da sardo verace, lo portò nel 1941 ad una seconda laurea, stavolta in scienze politiche.
Quando lo intervistai la prima volta per la tv regionale TCS, mi stupì: parlava come il nonno saggio in una città fatta di ricordi. Le sue parole per Cagliari nascevano dal profondo, un po nostalgiche e però grate alla storia che ha forgiato il capoluogo regionale ed i suoi abitanti.

Imprigionato e deportato negli Stati Uniti durante, della sua esperienza di prigioniero di guerra parlò nel suo libro “Diario americano” (Prisonar of war 1943-1945).
Ex combattente, durante la seconda guerra mondiale in Africa Settentrionale e durante la campagna di Russia, dopo aver temuto la morte, fece rientro nella tua amata Cagliari per insegnare lettere, dal 1945,  negli istituti superiori di Cagliari.
Fondatore della sezione sarda di Italia Nostra, divenne dopo la morte di Nicola Valle, presidente dell’Associazione Amici del libro. Morì nella sua casa al centro di Cagliari l’11 novembre 2011. Aveva 93 anni.

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